LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE
FRODI FISCALI
1. EVASIONE FISCALE INTERNAZIONALE
Il
Nucleo di Polizia Economico Finanziaria
di Rovigo, nell’ambito dell’operazione “Vortex”,
ha individuato un sodalizio criminoso dedito all’emissione ed utilizzo di
fatture per operazioni inesistenti, operante nel settore dei metalli ferrosi.
Le indagini sono durate oltre tre anni e hanno
consentito agli investigatori di ricostruire, per gli anni dal 2010 al 2015,
l’entità del giro fittizio di false fatturazioni ammontante a circa trenta
milioni di euro impiegate per abbattere l’utile fiscale e per ottenere
finanziamenti non spettanti dagli istituti di credito.
Il
Reparto, coordinato dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito anche
tre misure cautelari personali nonché sequestri di beni immobili e mobili per
un valore di € 1.717.854 euro nei confronti di un gruppo di soggetti che ha
organizzato l’imponente frode al fisco.
Quindici
i soggetti indagati, per la maggior parte originari del veneto, molti dei quali
con precedenti specifici, mentre ventitré sono le società coinvolte di cui 11
nazionali (ubicate nelle province di Rovigo, Padova e Vicenza) e 12 in
territorio estero (tre in Croazia, due in Germania, una in Slovenia e una in
Slovacchia, due in RPC, una in Svizzera, una negli EAU ed una in Tunisia).
L’attività
investigativa ha condotto ai seguenti risultati:
Ø
in
ambito penale, all’esecuzione di nr. 3 ordinanze di custodia cautelare,
al sequestro di beni per un valore per equivalente di € 2.432.854,00, alla
denunzia di 13 soggetti, a vario titolo, per frode fiscale, riciclaggio,
ricorso abusivo al credito e bancarotta fraudolenta;
Ø
in
ambito fiscale, alla constatazione di costi indeducibili per €
15.765.027,78, di ricavi non dichiarati per € 326.833,00, di FOI annotate per
circa 30 milioni di euro ed emesse per circa 20 milioni di euro;
Ø in ambito tutela
delle uscite, alla segnalazione per truffa aggravata per € 1.060.000,00 di
nr. 3 persone fisiche, per tali condotte già rinviate a giudizio.
2. SOCIETA’ “CARTIERE” O “FANTASMA” UTILIZZATE PER FRODI
CAROSELLO
Tra
le operazioni più importanti si segnala quella del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rovigo, che ha concluso complesse indagini di p.g.
nei confronti di una società operante nel settore del commercio di autoveicoli.
Dall’attività
eseguita è stato rilevato che fornitori della società verificata hanno
acquistato autoveicoli in sospensione d’imposta emettendo false dichiarazioni
d’intento nei confronti del proprio cedente.
I
minuziosi accertamenti, eseguiti anche con l’ausilio di altri reparti del Corpo
attraverso numerosi controlli incrociati ed acquisizioni documentali ed
approfondite indagini di p.g., hanno fatto emergere come tali dichiarazioni
d’intento fossero “false” poiché i soggetti in questione non erano in possesso
dei requisiti specifici per essere qualificati quali esportatori abituali e che
gli acquisti effettuati, senza il pagamento dell’imposta, non erano stati
inseriti nella dichiarazione IVA dell’anno di riferimento.
Dalla ricostruzione
delle transazioni commerciali è stato inoltre rilevato che la verificata ha
ricoperto il ruolo di società “filtro” in una vasta ed articolata frode carosello
IVA ai danni dell’Erario per cui le fatture relative ai rapporti commerciali
intercorsi con i suoi fornitori ed i clienti finali sono state considerate
riconducibili ad operazioni soggettivamente ed oggettivamente inesistenti.
L’attività si è conclusa con la denunzia di 8 soggetti per reati di cui artt. 8
e 2 D.lgs. 74/2000 e la constatazione di IVA dovuta per € 5.920.319, FOI emesse
per € 19.105.739 e FOI annotate per € 10.636.856.
Di
rilievo anche l’operazione del suddetto Nucleo
di Polizia Economico Finanziaria che,
nell’ambito dell’Operazione Fuoco
d’oriente, sta ultimando una serie di interventi di natura fiscale nei
confronti di soggetti coinvolti in un sistema di frode dedito all’emissione ed
utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
L’attività
trae origine dall’approfondimento di una segnalazione per operazioni sospette
nei confronti di una S.r.l. operante nella provincia rodigina, facente capo a
soggetti di origine cinese ed esercente l’attività di commercio al dettaglio di
confezioni per adulti. La segnalazione evidenziava numerosi versamenti di
denaro contante effettuati su un conto corrente della società la cui provvista
veniva poi dirottata a favore di vari beneficiari, anch'essi di origine cinese.
La complessa ed articolata attività di p.g. - esperita nel contesto di
riferimento anche con poteri di p.v. e p.t. - ha consentito di rilevare
l'esistenza di un articolato sistema di frode dedito all’emissione ed utilizzo
di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti realizzato dai citati
soggetti, risultati essere intestatari di imprese individuali.
Dietro
il paravento di operazioni commerciali apparentemente lecite nel settore della
commercializzazione di capi d’abbigliamento (e non solo) tra imprese sedenti
nel territorio nazionale che di fatto non hanno mai dichiarato e/o versato le
imposte dovute all’Erario, sono stati utilizzati canali bancari nazionali ed
internazionali per “lavare” i proventi illeciti derivante dall’evasione di
imposta.
L’attività d’indagine
esperita ha permesso infatti di disvelare il duplice scopo perseguito dai
soggetti coinvolti ovverosia, da un lato, l’impresa acquirente attenzionata,
aggirando la normativa tributaria, ha ottenuto l’abbattimento dei ricavi
d’esercizio mediante costi fittizi oltre che l’indebita detrazione dell’Iva,
dall’altro le imprese coinvolte hanno potuto veicolare verso il paese d’origine
le ingenti somme derivanti dalla fittizia commercializzazione di merce,
realizzata attraverso le false fatturazioni certificate dalle imprese c.d.
"cartiere".
All’esito
dell’attività sono stati segnalati alla locale A.G.:
1.
n.
7 soggetti per violazione dell'art. 2 del D.Lgs. 74/2000 (FOI utilizzate €.
4.449.905,00 cui corrisponde Iva indetraibile per €. 956.493,00);
2.
n.
5 soggetti per violazione dell'art. 8 del D.Lgs. 74/2000 (FOI Emesse €.
5.143.098,00 cui corrisponde Iva dovuta per €. 1.107.534,00);
3.
n.
1 soggetto per violazione dell’art. 8 D.lgs. 74/2000 (condotta autonoma e
distinta) e dell'art. 648-bis del c.p. (riciclaggio) per aver illecitamente
trasferito somme di denaro, provento di evasione fiscale, verso Paesi asiatici,
per un valore di €. 2.462.828,08.
Inoltre, é stato
richiesto il sequestro preventivo anche per equivalente ex art. 321 cp e 12
bis. D.lgs. 74/2000, per un importo di € 4.794.085,00.
Tutti i soggetti
coinvolti sono stati altresì segnalati ai reparti competenti per territorio.
Lo scorso mese di
maggio è stata conclusa una delle quattro verifiche nei confronti di uno dei
soggetti coinvolti con il conseguimento dei suddetti risultati:
-
II.DD.:
€ 3.859.445,00 (elementi negativi di reddito non deducibili);
-
IRAP:
€ 3.859.445,00 (base imponibile);
-
IVA
relativa: € 859.078,00
-
FOI
annotate: € 3.859.445,00
-
violazioni
imposta di bollo.
La Tenenza di Adria, nell’ambito dell’operazione “Ghostcar”, ha individuato un sodalizio
criminale dedito alla commissione di una pluralità di reati fiscali ex art. 2 e
8 del D.Lgs. 74/2000.
In tale ambito, lo
scorso aprile il reparto ha eseguito 3 ordinanze di misure cautelari degli
arresti domiciliari nei confronti di altrettanti imprenditori che avevano
costituito una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla frode
fiscale.
La Magistratura,
oltre ad averne disposto le misure restrittive, ha anche disposto il sequestro
preventivo di 80.000 € frutto del reato di autoriciclaggio dei proventi
derivanti dalla evasione fiscale.
Le indagini, avviate
nel 2018, che avevano già portato a denunziare 11 persone e a sequestrare nello
scorso mese di luglio 467.000€ depositati su c/c bancari per associazione a
delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture false di cui
agli artt. 2, 8 del D.lgs. 74/2000 e 416 C.P., sono state particolarmente
difficili in quanto il gruppo di malviventi aveva nel tempo costituito un
complesso sistema di società fittizie operanti nel settore della
commercializzazione di autovetture e bevande, utilizzate come “filtri” per
immettere nel mercato beni a prezzi del tutto fuori mercato. Infatti,
attraverso un complicato sistema di scatole societarie, sulle vendite
realizzate di fatto non veniva applicata l’IVA.
Il sistema in pratica
consisteva nel ricorrere a società cartiere (cd. missing traders) e società
filtro (cd. buffer), intestate a teste di legno, sui quali far ricadere la
pretesa erariale e le responsabilità derivanti dall’evasione d’imposta, che
subito dopo venivano liquidate.
Venivano così
creati diversi schermi societari la cui
unica funzione era quella di rendere difficoltosa la ricostruzione della
filiera e quindi ostacolare i controlli tributari. La gestione degli “affari”
del sodalizio avveniva presso un’anonima sede non dichiarata al fisco, che però
non è sfuggita alle indagini dei militari di Adria .
Le indagini, che
hanno consentito di ricostruire un giro di fatture false per circa 20 milioni
di euro, sono state condotte anche attraverso la disamina delle movimentazioni
finanziarie della compagine criminale e
delle società ad essa collegata. In tal modo è stato possibile ricostruire
diverse operazioni finanziarie con paesi comunitari il cui unico scopo era il
riciclaggio dei proventi illeciti generati dall’evasione perpetrata. Con tale
metodologia i capi dell’organizzazione arrestati lo scorso aprile, in modo
apparentemente legale, facevano uscire capitali dai conti correnti societari
eliminando traccia della provenienza delittuosa degli stessi, spartendosene i
proventi illeciti.
Attraverso detto
sistema illecito l’organizzazione criminale non solo arrecava
un danno all’ erario e quindi alla collettività, ma praticava anche una sleale concorrenza nei
confronti degli altri operatori commerciali.
Nel corso delle
indagini di carattere penale, sono state denunciate 12 persone per concorso ex
art. 110 nei reati di cui agli artt. 2 e 8 del D. Lgs 74/2000. Per 7 delle
quali si procede anche per il reato di associazione per delinquere ex art. 416
c.p. finalizzata alla commissione degli stessi reati.
E’ stato altresì
eseguito decreto di sequestro per equivalente - ex art. 321 c.p.p. – fino a
concorrenza dell’importo di €436.856,24, attinente:
·
Valori
mobiliari c/c: € 355.956,24;
·
Denaro
contante: € 80.900,00.
3. ECONOMIA SOMMERSA
Il
Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rovigo, nell’ambito di un’attività d’indagine nel settore del sommerso da
lavoro, ha eseguito un arresto in flagranza di un soggetto di 42 anni di origine
campana per reati di estorsione, caporalato ed indebito uso di carte di
pagamento.
Il soggetto arrestato è socio nonché dipendente di una società a
responsabilità limitata, con sede in Campania ma operante nella provincia
rodigina nel settore del subappalto di lavori di cantieristica navale il quale,
cosi come hanno consentito di mettere in rilievo i primi accertamenti condotti
con la collaborazione di funzionari del locale Ispettorato del lavoro, ha
perpetrato nel tempo, gravi reiterate condotte di sfruttamento di un lavoratore
tramite minacce ed intimidazioni, corresponsione di stipendi irrisori, impiego
oltre l’orario di lavoro previsto ed in giorni di ferie ed assegnazione di
lavori forzati senza le prescritte misure di sicurezza sul lavoro.
Il lavoratore è stato anche costretto ad intestarsi due postepay evolution ove in una veniva
corrisposta la paga mensile in misura nettamente inferiore, mentre nell’altra,
trattenuta, dietro minaccia di licenziamento, confluiva la restante parte della
retribuzione che veniva sistematicamente prelevata dall’arrestato.
A seguito di mirati appostamenti, l’indagato è stato fermato, dopo aver prelevato, da uno sportello delle poste di Rosolina (RO), con una carta prepagata intestata al dipendente, una quota pari a 600 euro corrispondente a circa la metà della sua retribuzione.
Nell’immediatezza è scattata la perquisizione dell’estorsore nonché di altro soggetto che lo accompagnava, a seguito della quale venivano rinvenute altre quattro carte di prelevamento nonché ulteriori 420 euro, e si procedeva ad eseguire l’accesso, con personale dell’Ispettorato del Lavoro di Rovigo, presso il cantiere ove la ditta riconducibile all’arrestato operava in sub appalto, ove veniva rilevata la presenza di un pregiudicato clandestino intento a lavorare.
Le indagini, ancora in corso, sono frutto delle attività che la Guardia
di Finanza conduce a presidio delle attività economiche del territorio al fine
di contrastare quelle fenomenologie illecite che destano particolare allarme
sociale quali l’impiego di lavoratori in condizioni di sfruttamento ed
inosservanza delle più elementari regole a tutela della disciplina del lavoro
ovvero l’utilizzo di manodopera in nero o irregolare.
La
Tenenza di Occhiobello ha eseguito
un’importante operazione contro il lavoro nero e l’immigrazione clandestina in collaborazione
di funzionari della Direzione Provinciale del Lavoro e dei Vigili del Fuoco di
Rovigo.
Sono
state controllate due aziende gestite da cinesi, al cui interno hanno trovato
undici lavoratori intenti a produrre capi di abbigliamento per conto di aziende
italiane.
All’atto
dell’accesso cinque di loro, di cui quattro donne, risultati in seguito
clandestini, hanno tentato invano di darsi alla fuga nelle campagne circostanti
ma sono stati subito rintracciati, mentre altri quattro lavoratori in regola
con il permesso di soggiorno sono risultati essere in nero. Dopo le procedure
di identificazione la Questura di Rovigo ha disposto l’espulsione con accompagnamento al Centro di Permanenza
per i Rimpatri di Roma per quattro dei cinque
risultati essere irregolari nel territorio italiano.
Nel
complesso, poiché su 11 operai intenti al lavoro, ben 9 sono risultati essere
in nero si è proceduto alla emanazione immediata dell’ordine di sospensione
dell’attività lavorativa.
CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
ED ECONOMICO-FINANZIARIA
4. ACCERTAMENTI PATRIMONIALI NEI CONFRONTI DI SOGGETTI
CONNOTATI DA “PERICOLOSITA’ ECONOMICO-FINANZIARIA”
La Tenenza di Loreo, in esecuzione di un
decreto emesso dalla Sezione Distrettuale delle Misure di Prevenzione del
Tribunale di Venezia, ha confiscato due appartamenti del valore di circa mezzo
milione di €, nei confronti di un pluripregiudicato di origine campane ma da
anni residente a Chioggia, reo di aver utilizzato per l’acquisto di tali
immobili proventi frutto di attività delittuose.
Infatti
l’indagato, attualmente in stato di detenzione domiciliare per bancarotta
fraudolenta, ha sempre mantenuto una condotta di vita connotata dalla
commissione di numerosi reati, quali truffa, bancarotta, associazione per
delinquere e reati tributari, per i quali era stato sottoposto più volte a
stati di detenzione, già a partire dai primi anni 90.
Gli
accertamenti compiuti hanno, quindi, consentito di riscontrare, oltre alla
condotta criminale particolarmente intensa, anche un rapporto di sproporzione
tra i modesti redditi dichiarati dall’interessato e del proprio nucleo
familiare rispetto al patrimonio immobiliare a questi riconducibile.
All’atto
della esecuzione del provvedimento i beni sono stati affidati ad un
amministratore giudiziario nominato dalla stessa A.G.
La Tenenza di
Occhiobello, coordinata dal Gruppo di Rovigo, nell’ambito
dell’operazione China Express, ha
dato esecuzione, su disposizione del Tribunale di Venezia, a un sequestro con
contestuale confisca di beni immobili per un valore di quasi 300.000 euro nei
confronti di un soggetto di etnia cinese, fiscalmente
pericoloso, in quanto ritenuto responsabile di plurimi reati fiscali
commessi con ditte individuali e società a lui stesso riconducibili ed operanti
nel settore dell’abbigliamento.
Dopo
una certosina attività di indagine svolta dal reparto dipendente, è stato ricostruito
il complesso sistema societario inserito in un’unica rete composta da più
aziende che nel tempo si erano succedute e intestate a familiari o prestanome,
ma tutte riconducibili al medesimo imprenditore che con questo sistema,
nell’arco di 4 anni aveva omesso di dichiarare ricavi per circa 4.500.000 €
senza mai versare imposte. Condotta contraddistinta dalla commissione di vari
reati fiscali, dall’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, alla
sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
La
misura ablatoria ha consentito di sottrarre al soggetto, con la finalità di far
confluire nel patrimonio dello Stato, un intero immobile ubicato in Occhiobello
che quindi verrà sottoposto a confisca. Con lo stesso provvedimento l’Autorità
Giudiziaria ha nominato un amministratore giudiziario.
5. SICUREZZA PRODOTTI ALIMENTARI
La Compagnia di
Rovigo
ha sequestrato oltre 7 tonnellate di prodotti alimentari conservato in
violazione della normativa vigente sulla tracciabilità e l’etichettatura dei
prodotti e all’interno di locali in critiche condizioni igienico sanitarie.
E’
stato denunciato un imprenditore cinese per violazione della normativa in
materia di Sicurezza sul lavoro.
Nel corso dell’intervento venivano
rilevate situazioni critiche sotto il profilo della rispondenza ai requisiti
igienici degli ambienti oltre che relative
alla conservazione degli alimenti, tali da richiedere l’intervento del
personale sanitario della U.L.S.S. 5 Polesana del Dipartimento di Igiene
Alimenti e Nutrizione, del Dipartimento Veterinario e del Servizio di
Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro.
Il prodotto sequestrato, allo stato
sfuso, era costituito da carne, pesce e pasta, non correttamente conservati (in
gran parte si tratta di prodotti surgelati) in quanto privi delle previste informazioni che ne
consentono la tracciabilità, stipati all’interno
del magazzino e di celle frigorifere in critiche condizioni igienico-sanitarie,
nonché 1.032 confezioni di alimenti (fra
cui riso, cereali, condimenti a base di soia e pomodoro, bevande a base di
latte in polvere cinese, oltre a prodotti refrigerati o congelati a base di
carne -tra cui ali di pollo e zampe di gallina- provenienti dall'estremo
Oriente) per mancanza delle etichettature ovvero con etichettatura irregolare
secondo i dettami della Legge nazionale e di quella comunitaria.
La Tenenza di
Lendinara
ha eseguito un sequestro di circa 2000 confezioni di prodotti alimentari, pari
a circa 400 kg, nei confronti di un supermarket di prodotti alimentari gestito
da un cinese
Nel
complesso sono state sottoposte a sequestro circa 2000 confezioni di prodotti alimentari
per un peso di circa 400 kg, e sono state irrogate sanzioni amministrative che
oscillano da 4.000 a 36.000 € per violazioni plurime della L. 231/2017 e del
Regolamento UE n. 1169/2011. Dei fatti è
stato interessato l’Ispettorato centrale della Qualità e repressioni frodi
alimentari (ICQRF).
CONTROLLO
DEL TERRITORIO
6. CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI DI SOSTANZE STUPEFACENTI
La Tenenza di Occhiobello, con il supporto
degli altri Reparti dipendenti da questo Comando Provinciale, al termine di una
complessa attività info-investigativa, ha individuato una società di capitali operante
nella vendita on-line di infiorescenze di canapa cd “Light”.
I
preliminari accertamenti tecnici effettuati anche mediante l’analisi di n. 1
campione regolarmente acquisito nei circuiti ufficiali, hanno consentito di
accertare che la società oggetto di indagini commercializzava prodotti con
tenore di THC pari a circa lo 0,66%, e quindi di gran lunga superiore alla
soglia limite, pari allo 0,2%, prevista dalla L. 242/2016, qualificando i
prodotti commercializzati quali sostanze stupefacenti.
Pertanto,
la locale A.G., a seguito delle indagini svolte, e giusti i nuovi orientamenti
della Corte di Cassazione, disponeva perquisizioni della sede operativa della
società, della sede legale e delle residenze degli indagati a seguito delle
quali si procedeva al sequestro di prodotti a base di infiorescenze di canapa
sativa L. di cui al precedente punto e) marchiati a nome della società e pronti
per essere commercializzati.
Nel
complesso sono stati sequestrati circa 2 kg di cannabis, barattoli ed
etichette, oltre a documentazione di varia natura da sottoporre a ulteriore
esame. Tutti i prodotti verranno sottoposti ad analisi.
La
particolare e subdola condotta posta in essere dagli amministratori della
società, denunciati per traffico di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 73
DPR 309/90, consisteva nel dichiarare in etichetta un valore legale del tenore
di THC, >02%, che pertanto non avrebbe costituito alcun illecito. Parimenti
va segnalato che nei loro confronti, per gli stessi motivi, si procede anche
per il reato di “Frode in commercio” ai sensi dell’art. 515 c.p., poiché nella
etichetta che accompagnava i prodotti venduti veniva dichiarato un valore del
CBD, componente legale aromatica che da pregio al prodotto, pari al 13% e che
invece è risultato essere pari al 5%, determinando pertanto una qualità
inferiore del prodotto in vendita.
L’attività
di servizio, anche alla luce della recente Sentenza della Cassazione a Sezioni
Unite del 31 maggio scorso in materia di vendita e commercializzazione della cd
“cannabis light”, si inquadra nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti
mascherate dalla vendita di prodotti apparentemente legali, e quindi innocui, e
che invece, in barba a qualunque forma di controllo e di analisi chimica,
risultano oltre che illegali, nocivi per la salute.
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