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sabato 8 gennaio 2022

IL VENETO CHE VOGLIAMO


È di questi giorni, da parte di CGIL e UIL, la denuncia della situazione oramai insostenibile che quotidianamente viene vissuta, da pazienti ed operatori, presso il pronto soccorso di Rovigo. Situazione che è sfociata anche in offese e attacchi al personale stesso.

È invece di anni e decenni il lento e progressivo immiserimento del servizio sanitario sul territorio polesano. Oggi, con due anni di pandemia sulle spalle, il sistema paga gli errori di mancate programmazioni e di scelte fatte dalla Regione penalizzando i territori.

Con il pronto soccorso di Trecenta chiuso, tutto l'Alto Polesine deve spostarsi a Rovigo o in altra provincia, se non regione. Sempre a Rovigo sono costretti a rivolgersi gli abitanti della bassa padovana a causa della chiusura del pronto soccorso di Schiavonia.


Dopo due anni di covid, non si può più parlare di emergenza, ma di mancanze e di scelte sbagliate.

Come quella del numero di posti letto tagliati nei reparti, con la conseguenza, fra le altre, che i pazienti restano in astanteria, in una situazione di disagio che non è certo accettabile, per chi lavora come per i pazienti.

È una situazione, quella del pronto soccorso, sulla quale grava anche un servizio dei medici di base che è sempre meno strutturato e adeguato per dare risposte ad una popolazione che invecchia. In Veneto mancano quasi 500 medici di base e la soluzione non è certamente quella di alzare nuovamente l'asticella dei pazienti per medico, portandola da 1500 a 1800. Così si peggiora ulteriormente il servizio. Un servizio fondamentale, dato che fa la differenza per la salute, la qualità della vita e la vita stessa.


Accanto a tutto questo si trovano in estrema difficoltà anche le strutture per anziani, soffocate da situazioni debitorie che la Regione continua ad ignorare, mentre si esternalizzano servizi, aumenta la scarsità di personale infermieristico, cresce il carico di lavoro su OSS e addetti. Come forze politiche e istituzioni del territorio è dovere chiedersi quanto può ancora reggere e quali impatti ci sono e ci saranno sulla qualità del servizio reso. Stiamo parlando nel maggiore dei casi di persone anziane che poca o nessuna possibilità hanno di rivendicare o segnalare. Per loro spetta quindi alle istituzioni e alle forze politiche avere occhi, voce e attenzione.

Lo stesso vale per la salute mentale, altro ambito nel quale l'amministrazione regionale ha fatto tagli, chiudendo negli ultimi anni diversi Servizi Ospedalieri di Diagnosi e Cura (in Polesine è stato chiuso quello

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