ADRIA:DUE
DOMANDE AL PRESIDENTE DEL COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ADRIA ENRICO NACCARI
Cosa risponde
alle dichiarazioni del governatore Luca
Zaia, quando afferma che la sanità veneta è un’eccellenza in Italia?
Può essere che, nella media statistica,
abbia ragione Zaia. Sembra, però, un po' come la storia della statistica del
consumo di polli. Se siamo in due e io mangio due polli e lei nessuno,
statisticamente abbiamo mangiato un pollo a testa. Ecco, l'eccellenza della
sanità nel Veneto rispecchia a pieno questa boutade. La sanità è sicuramente
eccellente nelle provincie storicamente più forti e dove, guarda un po', la Lega
è storicamente più forte. Alcuni, però, sono figli di nessuno (noi Polesani e i
nostri corregionali Bellunesi), per cui ci si può permettere di lasciarli in
braghe di tela, con i servizi sanitari e socio - sanitari pubblici ridotti al
lumicino, con buona pace dell'art. 32 della Costituzione repubblicana.
Zaia sostiene
che la sanità andrà meglio quando il Veneto diventerà una regione autonoma. Lei
che ne pensa ?
Sull'autonomia e su presunte migliori
sorti della sanità veneta, mi viene da pensare che Zaia ha finanziato il suo
referendum distogliendo fondi dai capitoli dei servizi socio - sanitari
dell'E.F. 2016 (le impegnative di residenzialità per le IPAB, tanto per
intenderci); le dico che dubito che migliorerà la situazione polesana, stante
che la provincia di Rovigo è l'unica dove il predetto referendum non ha
raggiunto il quorum e che, ad oggi, le due regioni del nord che stanno
spingendo l'acceleratore sull'autonomia (Lombardia e Veneto), sono le stesse
che stanno accelerando anche verso una sanità prevalentemente privata, fatta di
strutture private convenzionate che godranno della qualifica di presidi ospedalieri,
di sperpero di denaro pubblico (basta leggere le recenti sentenze della Corte
dei Conti di Venezia sui maggiori costi della sanità veneta post riforma
leghista); sono le stesse regioni che, in nome di un supposto risparmio, hanno
creato strutture direttive, come l'Azienda Zero, divenute un pozzo senza fondo
e dove prosperano un numero di dirigenti, in percentuale, non riscontrabile in
nessuna altra pubblica amministrazione (in un totale di 305 dipendenti, ci sono
54 dirigenti, cioè 1 ogni 6 dipendenti)
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