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mercoledì 11 luglio 2018

ADRIA:SANITA', NACCARI"NON CI ARRENDEREMO.CONTINUEREMO A DIFENDERE L'OSPEDALE"


Abbiamo gridato, come inascoltate Cassandre, contro una politica sanitaria e socio  - sanitaria cieca di fronte al buon senso e sorda alle esigenze dei cittadini dei territori più compromessi dal punto di vista economico e sociale. Una politica nazionale svuotata di ogni equità, un nuova generazione di padroni del vapore, da una parte complici e dall'altra imbelli e insignificanti, una Regione matrigna e ligia più al profitto di pochi che alla giustizia sociale, ci vorrebbero all'angolo, come pugili suonati. Un'opposizione legata alle sparute iniziative di singoli, spesso completamente isolati dai loro stessi partiti, più interessati alle beghe interne, e  da movimenti  più orientati a trasformarci tutti in ostaggi di contratti che non abbiamo firmato, ma che  vincolano le nostre vite come  tentacoli avvelenati, sembrerebbe renderci inermi di fronte a scellerati, più o meno utili idioti e avvoltoi.

Già il 16 dicembre scorso, con il "Manifesto per una buona sanità nel basso Polesine", abbiamo espresso chiaramente il nostro pensiero, che qualcuno ha, ironicamente, definito un libro dei desideri. Quel Manifesto, in alcune parti sorpassato, ma, nell'insieme, ancora aderente alle esigenze del territorio, in realtà, era ed è un elenco di diritti, diritti che, se noi tutti rimanessimo in silenzio, vecchi e nuovi feudatari calpesterebbero senza alcun rimorso, in nome di qualche fantasioso e inconsistente interesse superiore.
E, allora, gridiamo ancora una volta, per farci sentire, per dire a tutti costoro, da Roma a Venezia, che non è finita, che non ci arrendiamo, che arriveremo fino in fondo, che non possono dormire sonni tranquilli.
1. L'art. 32 della nostra Costituzione è intoccabile. 
2. Sono imprescindibili i principi di equità e universalità dei servizi, che debbono assolutamente mettere al centro il cittadino e non gli interessi economici di soggetti privati.
3. Il Polesine e i polesani devono godere di pari dignità con gli altri territori per i servizi sanitari e socio - sanitari.
4. In conseguenza dei primi tre punti:
- è indispensabile che la provincia di Rovigo abbia il suo ospedale HUB, a prescindere dal numero di abitanti. Al pari, non si può vincolare la presenza di un ospedale SPOKE a un bacino di utenti che non è raggiungibile dai comuni del Delta;
- i direttori generali vanno nominati sulla base dei meriti effettivi e non per mera appartenenza politica e, quali requisiti discriminatori, debbono conoscere perfettamente le esigenze del territorio e avere capacità di pianificazione e programmazione in linea con il compito che si assumono (insomma, gli incapaci se ne tornino a casa loro!);
- vanno portati a termine tutti gli interventi strutturali preventivati (solo Adria sta aspettando, ormai da quasi due anni, la maggior parte dei lavori pianificati per l'ospedale, per oltre 6 milioni di €);
- vanno sanate le carenze organiche a tutti i livelli; in particolare, quelle relative ai posti da direttore (primario) vacanti da tempo o resi vacanti dagli ultimi pensionamenti o congedi;
- i nostri punti nascite non possono chiudere. Sono troppo preziosi per i nostri comprensori e per i territori confinanti;
- il pubblico è preminente sul privato. Ai privati deve competere la sfera del libero mercato, ma non accampino nessun diritto di opzione sul servizio pubblico, che si deve rivolgere a loro, convenzionando solo le prestazioni non eseguibili dalla sanità pubblica. In conseguenza di ciò, nessuna struttura privata deve poter ambire al ruolo di presidio ospedaliero. In ultimo, non sono più accettabili strutture ospedaliere costruite con capitali privati, che la Regione rimborsa con quote annue di soldi che sono nostri;
- la Regione si faccia parte diligente, presso il Governo centrale, per risolvere la carenza di medici, dovuta, in larga parte, al numero chiuso nelle facoltà di medicina. Se una legge danneggia i cittadini, a vantaggio di baroni universitari e di interessi economici di gruppi di potere, va cancellata. In caso contrario, Governo e Regione si renderebbero complici dell'inefficienza e dell'ingiustizia;
- la certezza della pena, tanto cara anche ai sodali di Zaia e Coletto che oggi governano da Roma, si applichi anche a chi, nel nome di chissà quale interesse personale, ha costruito e autorizzato la costruzione di cattedrali nel deserto, che non sono mai servite al nostro servizio sanitario. E vengano perseguiti con severità anche coloro che, oggi, pur di far funzionare questi costosi baracconi, impoveriscono i servizi sanitari e socio - sanitari di interi territori, sottoponendo i cittadini a un vile ricatto sulla loro salute (i disonesti, senza distinzione di colore della pelle, genere, credo religioso, appartenenza politica, vanno spediti in galera, chiudendo la porta a quadrupla mandata e buttando via la chiave!);
- le norme attuali, sulla funzione delle amministrazioni locali nell'ambito sanitario e socio - sanitario, vengano riviste affinché Comitati e Conferenze dei sindaci abbiano una maggior valenza. I nostri primi cittadini si adoperino in tal senso;
- i posti letto delle strutture intermedie siano commisurati alle esigenze e siano assolutamente gratuiti;
- la Regione si faccia garante del rapporto di fiducia e conoscenza reciproca che deve legare il paziente al suo medico di base, evitando soluzioni che ne compromettano l'esistenza;
- la Regione riveda la quota sanitaria delle impegnative di residenzialità, ferma da quasi un decennio, provvedendo anche ad adeguare il numero delle impegnative alle esigenze del territorio;
- la Regione proceda a una riforma dei servizi socio - sanitari che privilegi il pubblico. Basta succhiare il sangue alle famiglie, costringendole a scegliere se garantire un fine vita dignitoso ai propri anziani o l'avvenire dei figli.
Chi ha ancora il coraggio di chiamare tutto ciò "libro dei desideri"? Chi ci verrà a raccontare che non ci sono fondi a sufficienza per garantire il diritto alla salute dei cittadini, quando si sprecano soldi pubblici in progetti faraonici e inutili o per ottenere, con un dispendioso referendum, le stesse cose che altri hanno ottenuto con una semplice lettera? Chi?

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