“Adria: Borgo autentico nelle terre
dei grandi fiumiӏ il titolo della vicenda
partita nel 2013 per scelta dell’amministrazione guidata dal sindaco
Massimo Barbuiani, con l’obiettivo di rilanciare il turismo in città attraverso eventi, ma che in realtà
ha provocato costi maggiori rispetto a quelli preventivati, oltre che una scia
di contenziosi e problematiche giudiziarie. Un’inchiesta penalmente ancora aperta.
L’inchiesta
Tutto inizia con la presentazione da
parte del comune di Adria con la domanda
di finanziamento previsto da un bando pubblico del Gal Polesine Delta Po,
inerente il programma di sviluppo rurale per il Veneto 2007/2013 dell’unione
Europea
Il
progetto in questione (che per semplificazione chiameremo borghi) sulla base di
quanto emerso nell’udienza del 29 Novembre presso il tribunale di Rovigo, non era
stato redatto dagli uffici comunali, ma dalla
società Consulenza Direzionale Sas, rappresentata di fatto dalla Monica
Mainardi, come testimoniato dai dipendenti
comunali Michela Tombolato, Maria
Cristina Chiorboli, Eva Caporrella e dal funzionario dell’Avepa Massimo
Zanetti.
Secondo la ricostruzione di uno dei
testi, l’amministrazione cercò di affidare l’incarico alla società, tentando
addirittura la modifica di un
regolamento comunale, oggetto della
seduta del consiglio (n°49 del 10
Settembre 2014)nella quale la soglia per l’affidamento diretto venne elevata solamente
a 20mila euro, rispetto ai preventivati 40mila euro. Questo non permise l’affidamento alla società e conseguentemente la giunta
decise (con delibera 222 del 12/9/2014) di proporre al consiglio l’adesione
a Borghi Autentici d’Italia(BAI). Un sodalizio
collegato alla consulenza
direzionale, in quanto la società era
inserita nell’elenco dei professionisti, ai quali l’associazione poteva attingere per vari servizi. Altra anomalia
inerente all’affidamento consiste nel fatto che l’associazione già in
data 23 Settembre 2014, dava la disponibilità all’attuazione del programma
ancor prima che il consiglio comunale approvasse la formale adesione (D.C.N°53
del 29/9/2014)
Dopo poco più di un mese ( con delibera
276 del 22 ottobre del 2014)il progetto borghi
venne affidato direttamente a BAI,esattamente dieci mesi dopo dalla
concessione del contributo da parte dell’ Agenzia Veneta per i Pagamenti in
Agricoltura (Avepa) al comune. In tale lasso temporale Avepa,dopo il vaglio
della documentazione prodotta dall’ente,
ritenne tale procedura anomala, perché l’ente aveva tutto il tempo di valutare altre proposte che potevano essere più
vantaggiose per il comune. Questo risulterà poi, uno dei motivi per i quali il
contributo pubblico venne ridotto.
Dalle testimonianze in aula emerse che
la Bai in realtà, non è un’associazione
non a scopo di lucro ma bensì, attraverso le sue commerciali, consegue un utile di impresa. Tali società sono da
individuarsi nella Borghi Tour srl, della quale l’associazione detiene il 54,5% delle quote e il consorzio Communitas (consorzio per i
servizi di sviluppo e innovazione nei borghi autentici communitas) al quale
appartiene sia l’associazione che la
società.
Dalla testimonianza della polizia
giudiziaria emergeva che dopo il loro intervento nel Marzo 2015, i dipendenti
comunali, che avevano già liquidato
circa 100mila euro iniziarono ad eseguire riscontri più accurati, liquidando un
importo inferiore ai 300mila euro preventivati per l’intero progetto. Veniva
prospettato inoltre che nella prima fase erano stati liquidati anche dei
semplici preventivi. In relazione alla somma liquidata da Avepa gli inquirenti
attestavano che la liquidazione, da parte di Avepa, di soli 15 mila euro era
dovuta al fatto che l’ente aveva
rilevato che molte spese erano incompatibili con le finalità del progetto, i
ritardi nella presentazione della domanda di pagamento e nelle modalità di
affidamento a BAI.
La vicenda, oltre a risvolti penali ha
interessato anche la corte dei conti di Venezia.L’inchiesta che coinvolgeva i
cinque amministratori e una dipendente comunale, si è recentemente
conclusa con l’assoluzione dei convenuti
stabilendo che non sussisteva il danno erariale, atteso che il comune ha
attinto da risorse proprie a fronte delle mancate entrate pervenute da Avepa.Tuttavia
va specificato che nonostante il maggior aggravio a carico delle risorse del bilancio comunale
per l’importo di 114mila67,79 euro, non
è stata fornita la prova che il comune abbia rispettato i vincoli di finanza
pubblica. Una cifra che poteva essere destinata ad attivare dei servizi ai
cittadini.
Oltre alla vicenda penale e quella contabile
della corte dei conti, il comune ha
dovuto far fronte a un decreto ingiuntivo da parte della BAI e un
amministrativo inerente una sanzione contestata dalla guardia di finanza in
merito ai pagamenti nei confronti del sodalizio.
Per quanto riguarda il decreto
ingiuntivo, a seguito delle verifiche effettuate il comune decideva di
liquidare solamente 233mila euro a
fronte dei 294mila euro, rendicontati dall’associazione. Per questo motivo la
BAI, richiese l’emissione di un decreto ingiuntivo per l’importo di oltre 28mila euro. Un importo
inferiore ai 60.482,24euro derivanti
dalla differenza tra quanto
rendicontato dall’associazione e quanto
liquidato dal comune di Adria
Con delibera n°45 dell’11/9/2017, il
consiglio comunale riconobbe la
legittimità del debito fuori bilancio inerente il decreto ingiuntivo presentato
dall’associazione borghi autentici d’Italia
per il mancato pagamento della somma di
28mila 075 euro, quale residuo a saldo delle fatture emesse dalla
predetta associazione (DelC.Cn°45 del 11/9/2017). Una cifra, che secondo la
ricostruzione di uno dei testi, era riconducibile alle pretese economiche,
richieste, dalla Consulenza direzionale, per eseguire il coordinamento
dell’intero progetto. Degno di nota è il
fatto che la Consulenza Direzionale, costituita il 16 Aprile 2013 , pochi mesi
prima dalla pubblicazione del bando di
gara del progetto in questione (Bur Veneto del 28 Giugno 2013),verrà sciolta il 12 Settembre
2017, esattamente un giorno dopo che l’amministrazione dispone la
liquidazione della somma pretesa da BAI.
Per quanto riguarda la contestazione
rilevata dalla guardia di finanza,
benché vi sia stato una prima conferma da parte del prefetto del giudice di pace di Rovigo, ora spetterà
al locale tribunale stabilire la
correttezza dei rilievi mossi nei confronti dell’ente.
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