Adria:La presidente della sezione adriese Anna Paola Tosato
(IIC)Interviene sulle tematiche dell’istruzione,sanità e infrastrutture
Con il Consiglio dei Ministri del 14 febbraio è entrato nella
fase decisiva l'iter che porterà Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto a gestire
in maniera diretta risorse in questioni centrali per la vita dei cittadini come
l’istruzione, la sanità e le infrastrutture. Si sta mettendo molta carne al
fuoco e l’opinione di molti è che si tratti più di una proposta di secessione
che di autonomia differenziata.
Nel caso specifico dell’istruzione, il progetto di
regionalizzazione a cui il Governo intende dare avvio pregiudicherebbe la
tenuta unitaria del sistema nazionale in un contesto in cui sono già presenti
squilibri fra aree territoriali e regionali. L’intero sistema formativo
nazionale verrebbe stravolto a favore di un sistema scolastico regionale che
vedrebbe investimenti e qualità legati alla ricchezza del territorio. Le
conseguenze più immediate sarebbero un inquadramento contrattuale del personale
della scuola su base regionale e di conseguenza salari, forme di reclutamento e
sistemi di valutazione non uniformi sul territorio nazionale.
A chi ha progettato la regionalizzazione del sistema
scolastico veneto sfugge probabilmente un concetto fondamentale, ossia che la
scuola non è un semplice servizio, ma una comunità educante e formativa che
promuove la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della
società come parte di una comunità vera e viva.
Ciò a cui porterà la regionalizzazione della scuola è quindi una
frammentazione ed una disgregazione culturale e sociale che il nostro paese non
può tollerare. La regionalizzazione del sistema scolastico veneto porterebbe
anche alla definizione degli insegnamenti da impartire agli alunni delle scuole
(programmazione, valutazione, ecc), nonché i rapporti con le scuole paritarie.
Anche questo aspetto non è da sottovalutare. La bozza con le richieste della
Regione Veneto cita testualmente: “E’ attribuita alla Regione Veneto la potestà
legislativa in materia di norme generali sull'istruzione, ai sensi
dell’articolo 117 della Costituzione, con riferimento alla disciplina di
specifici criteri coerenti con le esigenze territoriali, ulteriori rispetto
alla disciplina nazionale, per il riconoscimento della parità scolastica, dell’assegnazione
dei contributi destinati alle scuole paritarie …”. Quest’ultimo punto, in particolare,
evidenzia come, anche all’interno del Veneto, si verrebbero a creare scuole di
serie A e di serie B, con le aree più disagiate che pagherebbero il prezzo più
alto. Come verrà decisa la percentuale di contributi da dare alle scuole
paritarie, che di fatto sono scuole private? Come verranno suddivisi i fondi
alle scuole? Sono tutti interrogativi a cui la bozza contenente la richiesta di
maggiori forme di autonomia del Veneto non ha ancora risposto.
Per convincere i dipendenti delle istituzioni scolastiche
-che rappresentano anche una fetta dell’elettorato- che il progetto sta andando
nella direzione giusta vengono usati slogan dal vago sapore populista, ossia:
1. Al Veneto potrebbero arrivare un miliardo in più per la scuola. 2. Un
docente veneto potrà vedersi aumentare lo stipendio mensile del 15-20%. 3.
Assunzione di un numero consistente di precari “storici”. 4. Verrà dato più
spazio alla storia veneta e conseguentemente alla sua tradizione linguistica,
nel segno del legame con il territorio.Tutte proposte allettanti che però
metterebbero a repentaglio non solo i
valori fondamentali legati al diritto allo studio ma anche la promulgazione di
una legge sui Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), legata all’individuazione
dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio
nazionale e che riguardano anche l’ambito dell’istruzione e della formazione.
In realtà ci sarebbe un argomento più sensato su cui
discutere: l’abolizione dello Statuto speciale di Sicilia, Sardegna, Valle
D’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, Statuto speciale che
ormai ha svolto in pieno a sua storica funzione, mentre il suo mantenimento
produce ogni giorno strumenti di privilegio e di spreco di denaro pubblico.
Se la proposta della Regione Veneto verrà approvata nel
silenzio assordante di molti, ognuno sarà sovrano a casa propria e un livello
di istruzione dignitoso sarà prerogativa solo di un numero ristretto di eletti.
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