Pagine

martedì 19 febbraio 2019

ADRIA:ANNA PAOLA TOSATO(IIC)INTERVIENE SULLE TEMATICHE DELL'ISTRUZIONE, SANITA' E INFRASTRUTTURE


Adria:La presidente della sezione adriese Anna Paola Tosato (IIC)Interviene sulle tematiche dell’istruzione,sanità e infrastrutture


Con il Consiglio dei Ministri del 14 febbraio è entrato nella fase decisiva l'iter che porterà Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto a gestire in maniera diretta risorse in questioni centrali per la vita dei cittadini come l’istruzione, la sanità e le infrastrutture. Si sta mettendo molta carne al fuoco e l’opinione di molti è che si tratti più di una proposta di secessione che di autonomia differenziata.

Nel caso specifico dell’istruzione, il progetto di regionalizzazione a cui il Governo intende dare avvio pregiudicherebbe la tenuta unitaria del sistema nazionale in un contesto in cui sono già presenti squilibri fra aree territoriali e regionali. L’intero sistema formativo nazionale verrebbe stravolto a favore di un sistema scolastico regionale che vedrebbe investimenti e qualità legati alla ricchezza del territorio. Le conseguenze più immediate sarebbero un inquadramento contrattuale del personale della scuola su base regionale e di conseguenza salari, forme di reclutamento e sistemi di valutazione non uniformi sul territorio nazionale.

A chi ha progettato la regionalizzazione del sistema scolastico veneto sfugge probabilmente un concetto fondamentale, ossia che la scuola non è un semplice servizio, ma una comunità educante e formativa che promuove la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e viva.  Ciò a cui porterà la regionalizzazione della scuola è quindi una frammentazione ed una disgregazione culturale e sociale che il nostro paese non può tollerare. La regionalizzazione del sistema scolastico veneto porterebbe anche alla definizione degli insegnamenti da impartire agli alunni delle scuole (programmazione, valutazione, ecc), nonché i rapporti con le scuole paritarie. Anche questo aspetto non è da sottovalutare. La bozza con le richieste della Regione Veneto cita testualmente: “E’ attribuita alla Regione Veneto la potestà legislativa in materia di norme generali sull'istruzione, ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, con riferimento alla disciplina di specifici criteri coerenti con le esigenze territoriali, ulteriori rispetto alla disciplina nazionale, per il riconoscimento della parità scolastica, dell’assegnazione dei contributi destinati alle scuole paritarie …”. Quest’ultimo punto, in particolare, evidenzia come, anche all’interno del Veneto, si verrebbero a creare scuole di serie A e di serie B, con le aree più disagiate che pagherebbero il prezzo più alto. Come verrà decisa la percentuale di contributi da dare alle scuole paritarie, che di fatto sono scuole private? Come verranno suddivisi i fondi alle scuole? Sono tutti interrogativi a cui la bozza contenente la richiesta di maggiori forme di autonomia del Veneto non ha ancora risposto.

Per convincere i dipendenti delle istituzioni scolastiche -che rappresentano anche una fetta dell’elettorato- che il progetto sta andando nella direzione giusta vengono usati slogan dal vago sapore populista, ossia: 1. Al Veneto potrebbero arrivare un miliardo in più per la scuola. 2. Un docente veneto potrà vedersi aumentare lo stipendio mensile del 15-20%. 3. Assunzione di un numero consistente di precari “storici”. 4. Verrà dato più spazio alla storia veneta e conseguentemente alla sua tradizione linguistica, nel segno del legame con il territorio.Tutte proposte allettanti che però metterebbero a repentaglio non solo  i valori fondamentali legati al diritto allo studio ma anche la promulgazione di una legge sui Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), legata all’individuazione dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e che riguardano anche l’ambito dell’istruzione e della formazione.

In realtà ci sarebbe un argomento più sensato su cui discutere: l’abolizione dello Statuto speciale di Sicilia, Sardegna, Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, Statuto speciale che ormai ha svolto in pieno a sua storica funzione, mentre il suo mantenimento produce ogni giorno strumenti di privilegio e di spreco di denaro pubblico.

Se la proposta della Regione Veneto verrà approvata nel silenzio assordante di molti, ognuno sarà sovrano a casa propria e un livello di istruzione dignitoso sarà prerogativa solo di un numero ristretto di eletti.

Nessun commento:

Posta un commento