Adria: sanità, Naccari"
Dopo il Consiglio comunale straordinario del 15 ottobre scorso, abbiamo scelto, per queste tre settimane, di rimanere in silenzio.
Lo abbiamo fatto perché tutti, noi compresi, avessimo il tempo di metabolizzare la necessità di cambiare registro e di adoperarsi su un piano diverso, che non sia più solo quello della sacrosanta denuncia delle criticità che stanno vivendo i servizi sanitari e socio - sanitari del comprensorio basso polesano, ma che sia anche una presa d'atto del rischio incombente di totale emarginazione che corre tutto il Polesine.
Così, siamo stati zitti nonostante la sanità veneta, con l'eccezione paradossale di Azienda Zero, stia andando verso una crisi, organica e organizzativa, profonda ed epocale.
Abbiamo voluto rispettare questa consegna del silenzio, a dispetto delle continue cattive notizie sui futuri effetti nefandi che avrà per noi il nuovo Piano socio sanitario regionale; sull'esodo del personale infermieristico e medico, per altro già ridotto all'osso, che potrebbe avvenire se la riforma pensionistica destinata a rottamare la cosiddetta "legge Fornero" dovesse essere votata così come è stata descritta sui principali organi di stampa ;
sui tagli e gli accorpamenti che rispondono a una misera logica di presunti risparmi, ottenuti sulla pelle dei cittadini; sul fatto che ci siano sempre più persone costrette a dover scegliere tra curarsi e mangiare; sulle notizie lette sui media del Veneto, che raccontano di impegnative mediche "taroccate" a posteriori, per far rientrare nei parametri regionali anche quegli utenti che si sono visti prenotare visite o esami strumentali ben oltre i tempi previsti dalla priorità indicata dal medico di base o dallo specialista; sulle liste e sui tempi d'attesa (anche nei pronto soccorso) divenuti allucinanti; su un'Azienda ULSS Polesana sempre meno rilevante per il territorio e che vede cancellati 103 posti dal suo organico (decremento rilevabile in due diverse delibere, emanate a distanza di un mese l'una dall'altra; a tal riguardo, saremmo davvero curiosi di sapere a chi appartiene "la manina" che ha deciso per questo ulteriore dissanguamento di una pianta organica già, di per sé, compromessa: un ordine veneziano oppure un'iniziativa locale?); sulle medicine di gruppo che, stante il nuovo Piano socio sanitario, non saranno più "integrate" e, dunque, si svuoteranno della loro funzione originale.
Insomma, abbiamo silenziosamente ingoiato un rospo dietro l'altro, nella speranza di poter rilevare, da parte dei primi cittadini polesani e da parte delle forze politiche locali, la manifestazione della consapevolezza che al Polesine e, in particolare, al suo Delta e alla città di Adria, stanno togliendo dignità e negando il rispetto che è dovuto al territorio e ai suoi abitanti.
Torniamo a parlare ora, per ricordare il nostro messaggio del 15 ottobre scorso. Senza un'azione combinata e contemporanea di tutti gli attori interessati alla salvaguardia del nostro diritto alla salute, non si andrà da nessuna parte. Senza la necessaria collaborazione tra "politica" e "sociale", non si porterà a casa nessun risultato. Senza il superamento del campanilismo e delle lotte fratricide che, da decenni, sono divenute il marchio di fabbrica del Polesine e di Adria, non si riuscirà ad arrestare la nostra precipitosa capitolazione.
Torniamo a farci sentire per chiedere ancora una volta che il nostro appello non cada nel vuoto. Già alcuni sindacati e alcune associazioni di volontariato hanno raccolto il nostro invito a prodigarsi per difendere le nostre strutture ospedaliere e i nostri servizi.
Ora serve che la politica locale metta da parte le rivalse più o meno antiche e ascolti il richiamo a fare squadra, lanciato dai Consiglieri regionali Azzalin e Bartelle e anche da chi scrive.
Ora occorre che l'opinione pubblica polesana e della nostra città non si limiti più a essere solo una presenza incombente, ma invisibile e muta."
Enrico Naccari
presidente comitato in difesa dell'ospedale di Adria
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